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Winds

Ultimo Aggiornamento: 22/02/2008 14:17
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BROCCOLO D'ORO 2008
22/02/2008 14:13

Avantgarde Metal (x gli amanti di Arcturus e simili)


da truemetal.it, la recensione dell'album Prominence and Demise


C’è chi li trova cervellotici. Stravaganti. Noiosi. Chi, di contro, li giudica innovativi, geniali. La questione è invero semplice: i Winds non sono per tutti. Né vogliono esserlo.



Fin dalle sue origini – erano i tempi dell’EP “Of Entity And Mind” (2001) – la proposta del combo di Oslo è stata accolta in quella corrente di pionieri e visionari cresciuti nell’alcova del black metal norvegese. Tre dei quattro membri della band compaiono anche tra le fila degli eccentrici Age Of Silence, autori nel biennio 2004/05 di un full-length e di un EP che gli appassionati di avantgarde non si saranno certamente lasciati sfuggire. Anche in quest’occasione la gran parte del songwriting è demandata alle cure del mastermind Andy Winter, pianista e tastierista, supportato dal bassista e cantante Lars Eric Si. Al loro fianco compare anche un volto noto agli appassionati del black metal di ieri e di oggi: l’onnipresente Jan Axel von Blomberg (davvero, esiste un progetto in tutta la Norvegia cui questo signore non abbia preso parte?), meglio noto al grande pubblico come Hellhammer. Completa la line-up Carl August Tidermann, che i più ricorderanno per l'innovativo lavoro alle sei corde nel monumentale “Aspera Hiems Synfonia” degli ahimé defunti Arcturus. Va da sé che da una formazione del genere tutto è lecito aspettarsi, fuorché musica convenzionale.



Nel contesto dell’avanguardia scandinava, i Winds hanno sempre occupato una delle posizioni meno estreme, ma non per questo più facilmente accessibili. Il loro sound attinge a piene mani da metal neoclassico, progressive e, soprattutto, dalla tradizione classica e sinfonica, a detrimento pressoché totale della componente black tout-court. Poco o nulla è del resto concesso alla soddisfazione uditiva a breve termine: in questo senso, non si può proprio dire che i Winds facciano granché per compiacere l’ascoltatore. Ma non è certo con lo scopo di ingrassare il portafogli che si lavora a musica di questo genere.



Al contrario, col tempo lo stile della band si è fatto sempre più pesante, elaborato e involuto, quasi a voler scavare nel profondo della già angusta nicchia in cui si è volutamente costretto. La nuova release rappresenta in questo senso una nuova sfida rivolta all’ascoltatore, quasi a voler scoprire fino a che punto questi sarà disposto a seguire l’evoluzione della band. Cerebrale e meditativo anche nei testi, l’album si sviluppa nell’arco di nove tracce che fanno di tutto per non conficcarsi rapidamente nella memoria. Ma sia chiaro: “Prominence And Demise” non è affatto un disco freddo, checché possano dirne i più. Semplicemente – anzi, tutt’altro che semplicemente – il suo tepore delicato e leggero necessita di tempo e dedizione per essere scoperto, e un approccio frettoloso e grossolano finirà inevitabilmente per disperderlo.

A tal riguardo, buona parte dei primi ascolti sarà spesa per districarsi nella fitta selva ritmica che attende l’ascoltatore fin dalle battute iniziali dell’avvincente “Universal Creation Array”. Chi dovesse conoscere soltanto l’Hellhammer degli ultimi Dimmu Borgir potrebbe rimanere sorpreso di fronte alla potenza creativa di questo Jan Axel von Blomberg, finalmente libero da trigger e vincoli commerciali di sorta. Brani come la maestosa “Fall And Rise” o l’aristocratica “The Last Line” danno prova di un talento eccezionalmente versatile, offrendo nel contempo occasione alle chitarre di Tidermann di mettersi in luce con una serie di riff e soli a dir poco impressionanti. L’ultima traccia in particolare offre un break acustico di grande pregio e un finale concitato e trascinante, a testimonianza del fatto che la band sa esattamente quali tasti premere quando vuole fare leva sulle emozioni. A chi nutrisse ancora qualche dubbio su questo aspetto, basti un ascolto della sublime “The Great Design”, nella quale si fa apprezzare una prova vocale maiuscola di Lars Eri Si, qui impegnato anche in uno screaming al vetriolo (come se non ne avesse abbastanza del già massacrante lavoro al basso).

Elementi essenziali nell’alchimia della band sono le tastiere di Winter e la piccola orchestra d’archi – la cui ingerenza invero appare qui ridimensionata rispetto a quella dei tasti d’avorio –demandati al compito di mantenere sempre saldo il legame con l’ascendenza sinfonica. A tal riguardo è da osservarsi che là dove la maggior parte dei camerati dell’avantgarde scandinavo preferiscono rimanere ancorati a un contesto rock/metal, sebbene fortemente eccentrico e del tutto sui generis, i Winds privilegiano un approccio per così dire intellettuale, proponendosi come uno dei più realistici punti di contatto fra metal e musica classica. E questo nuovo album non fa eccezione, sebbene dia mostra di caratteri decisamente più affini a lidi heavy e techno-prog rispetto alle uscite passate.



In punta di piedi, senza troppo rumoreggiare, “Prominence And Demise” si affiaccia con discrezione su un mercato già da tempo saturo, alla ricerca di un pubblico esigente e curioso, probabilmente l’unico in possesso della pazienza necessaria per esplorare fino in fondo un’uscita di questo calibro. Eleganti, elitari e senza dubbio unici nel loro genere, i Winds continuano a portare avanti una proposta forse poco gratificante dal punto di vista commerciale ma estremamente ricca sotto il profilo artistico. Se da un lato è vero che le creazioni somme del combo norvegese appartengono ai suoi primissimi anni di vita, non si può certo affermare che la nuova opera tradisca le aspettative. Questa è musica per palati fini, impegnata e impegnativa, fatta per durare: astenersi frettolosi e ascoltatori a tempo perso.



Riccardo Angelini



Line-up:

Lars E. Si: Vocals, Bass

Andy Winter: Piano, Keyboards

Carl August Tidermann: Guitars

Jan Axel von Blomberg: Drums



Guest musicians:

Agnete M. Kirkevaag (Madder Mortem): Soprano Voices

Lars Nedland (Borknagar): Alto Voices

Dan Swanö (Edge Of Sanity): Tenor Voives

Øystein Moe (Ulver): Bass

Andre Orvik: First Violin

Vegard Johnsen: Second Violin

Dorthe Drieier: Viola

Hans Josef Groh: Cello



Tracklist:

01. Universal Creation Array

02. Distorted Dimensions

03. The Grand Design

04. When the Dream of Paradise Died

05. Fall and Rise

06. The Darkest Path

07. Convictions and Contradictions

08. Where the Cold Winds Blow

09. The Last Line


Voto: 85/100

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And love was there in vain, PROFOUND and deep but traced with pain - too early for a child of TEN
Loving the pure and sane he sought the goddess unstained - watching them turn to flesh again
HUNGRY for both the PURITY and SIN
Life seemed to him merely like a GALLERY of how to be
And he was always much more HUMAN than he wished to be
But there is a LOGIC to his world, if they could only see
(Pain of Salvation - Beyond the pale)
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Nella pagina MySpace è possibile ascoltare alcuni loro brani in streaming

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